Lo straordinario successo delle prime rudimentali macchine automatiche che rivoluzionarono il modo di ascolare la musica
Un celebre antenato del jukebox, il fonografo è nato da un idea di Thomas Edison: queste macchine lavoravano su cilindri di cera scanalati, in cui le scanalature rappresentavano le registrazioni.
Mentre il cilindro ruotava, un ago tracciava le scanalature e vibrava per riprodurre suoni sui cilindri: sistanzialmente si utilizzava un procedimento del tutto simile ai moderni dischi in vinile.
I fonografi erano dispositivi davvero semplicissimi, ma sono stati determinanti per introdurre un nuovo sistema di distribuire la musica.
Tutto ebbe inizio con le macchine "Nickel-in-the-slot", successivamente conosciute con il nome di nickelodeon o fonografi automatici, realizzate a San Francisco da Louis Glass, che introdusse per la prima volta il suo fonografo a gettoni al ristorante Palais Royal nel lontanissimo 1889.
Molti clienti spinti dalla curiosità si radunavano intorno alla macchina, inserivano un nichelino e ascoltavano brevi canzoni.
Le macchine erano alimentate da una carica manuale e facevano uso di molle interne per spostare i meccanismi, anche se con il passare degli anni si svilupparono i primi modelli a batteria.
In quegli anni ancora non esistevano gli amplificatori, nè gli altoparlanti e tantomeno le cuffie elettroniche, l'unico modo per ascoltare la musica era indossare una sorta di auricolari del tutto simile ad uno stetoscopio.
Una volta terminata la canzone si riponevano questi auricolari, si ripulivano con un asciugamano e si lasciava il posto al successivo gruppo di ascoltatori.
Alcuni modelli successivi integravano un piccolo corno che riproduceva musica ad un volume abbastanza forte per essere ascoltata in una stanza piccola e relativamente silenziosa.
Le registrazioni purtroppo erano limitate e i cilindri dovevano essere sostituiti manualmente, quindi le canzoni cambiavano solo periodicamente in tempi abbastanza lunghi.
La tecnologia utilizzata per realizzare queste macchine era sicuramente rudimentale, ma il concetto di pay-per-play era davvero rivoluzionario.
Quindi Glass ha continuato lo sviluppo di questi macchinari e per tenere il passo con la domanda sempre crescente di questo nuovo tipo di lettore musicale: col tempo quindi sono diventati più affidabili e facili da realizzare e di conseguenza anche il prezzo di acquisto divenne più accessibile al punto tale che persino i piccoli bar potevano permetterseli.
Grazie a queste caratteristiche questi locali venivano spesso chiamati "juke", specialmente negli Stati Uniti sudorientali, dove questa parola era utilizzata in gergo afroamericano per diversi anni, e significava ballare e liberarsi dopo una giornata di lavoro lunga ed estenuante, e acquisirono presto la reputazione di luoghi chiassosi e divertenti con musica ad alto volume e feste scatenate.
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Come funziona un Juke-Box
Entriamo dentro una di queste macchine per esaminare il funzionamento meccanico dei suoi componenti
La scommessa relativa alla realizzazione tecnica di un juke-box era all'epoca della sua nascita davvero ambiziosa: si doveva infatti creare una macchina in grado di accettare monete, e consentire successivamente ai clienti di selezionare delle canzoni specifiche e poi riprodurle in modo pulito e ad un volume sufficiente a raggiungere aree di grandi dimensioni.
Gli anni del boom dei Jukebox
L'importanza storico-culturale del jukebox nella società del dopoguerra: stili e design di un icona generazionale
Nonostante il macigno della Grande Depressione, in quel periodo i costruttori di jukebox non si diedero per vinti e proseguirono la produzione: se negli anni 30 si registrano in tutto 25 mila macchine negli Stati Uniti, dieci anni dopo si contavano oltre 300 mila esemplari.
I Jukebox di ultima generazione
I juke-box moderni sono collegati a internet per attingere da un catalogo sterminato di canxzoni disponibili, scattano foto e postano sui social
Il jukebox di oggi è inevitabilmente ispirato alle linee moderne e sostenibili, la versione contemporanea infatti ha la forma di un elegante box montato a parete in cui si può interagire attraverso un touchscreen che consente di scegliere tra le infinite canzoni memorizzate su un disco rigido.
Il Juke Box, l'immortale simbolo di un epoca
La Storia del Juke Box, com'è nato e tutte le sue evoluzioni che lo hanno reso uno dei simboli di un intera generazione
Il juke box, l'apparecchio per ascoltare i dischi preferiti dopo aver inserito la moneta nella fessura, è una delle icone degli Anni Cinquanta, ma la sua storia è ben più antica.
Un antenato del juke box va rintracciato nel fonografo a gettone che venne posizionato nel Palais Royal Saloon nel lontano 1889, un innovativo strumento che permetteva d'ascoltare la musica, per la modica cifra di un nichelino.
I Juke Box d'Epoca, il fascino del mito
I Juke-Box degli Anni Quaranta e Cinquanta, caratteristiche e storia di questi coloratissimi e allegri cimeli di arte vintage
I juke box nati negli Anni Quaranta hanno fatto divertire milioni di persone ed ora sono divenuti oggetti d'arte ricercatissimi dai collezionisti che fanno follie per entrare in possesso della magica macchina, capace di regalare musica e suggestioni.
Juke Box da Collezione
Quotazioni e caratteristiche dei juke-box più ricercati da appassionati e collezionisti.
Negli Anni Cinquanta, all'apogeo della loro carriera, i juke box costavano quanto un'automobile ed il trascorrere del tempo ne ha accresciuto ulteriormente il valore.
I juke box più prezioso sfiorano, infatti, la quotazione di 50.000 euro e non mancano i collezionisti che sono disposti ad investire cifre significative per entrare in possesso dell'antica "scatola per ballare".
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